Fotosintesi e CO2

natura - Foto di © Vitaly Krivosheev - Fotolia

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Presso la Scuola internazionale superiore di studi avanzati, la Sissa di Trieste, si sta lavorando a un progetto che ha dell’incredibile e che potrebbe aprire scenari assolutamente nuovi nel campo delle energie pulite. L’idea è quella di ricreare in laboratorio quello che avviene in natura, ovvero la fotosintesi clorofilliana, al fine di mettere a punto delle celle solari capaci di accumulare l’energia prodotta.

Oggi infatti è difficile conservare e trasportare l’energia prodotta dai pannelli solari ad esempio, ecco allora che i ricercatori triestini sono all’opera per realizzare dei catalizzatori inorganici, in grado di ossidare l’acqua. In natura infatti il catalizzatore separa l’idrogeno dall’ossigeno: dagli atomi di idrogeno e quelli di carbonio la pianta forma gli zuccheri attraverso la fotosintesi.

Ricreare in laboratorio un catalizzatore artificiale, garantirebbe una maggiore velocità e resistenza rispetto ai catalizzatori che si trovano in natura, oltre logicamente ai diversi campi di applicazione che essi troverebbero. Ma non è l’unico caso in cui degli scienziati si lasciano i spirare dalla natura. Andiamo ad Edimburgo, dove un gruppo di ricercatori della Heriot-Watt University sta mettendo a punto un sistema per trasformare l’anidride carbonica in biocarburanti liquidi. Come le piante trasformano la CO2 in ossigeno, così i nuovi impianti fotocatalitici ai quali si sta lavorando sarebbero in grado di separare dall’acqua l’idrogeno e l’ossigeno e far reagire quest’ultimo con l’anidride carbonica per generare metanolo.

Un sistema che produce energia pulita partendo dall’anidride carbonica, convertendola in biocarburanti, sia in forma liquida, che gassosa, molto utili ad esempio nel settore del trasporto aereo. La tecnica sfrutterebbe lo stesso procedimento che avviene in natura, quello per il quale, grazie all’attività di fotocatalisi l’acqua, tramite la luce del sole, separa l’idrogeno dall’ossigeno.

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