Fornero bocciata

lavoro - Foto di © stillkost - Fotolia

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L’operato della Fornero non sembra godere di grande approvazione, se si considera che il 65% delle imprese dichiara che la riforma ha avuto effetti negativi sia sul fronte dell’occupazione, che su quello della crescita. Capitolo disoccupazione: se nel luglio del 2012 era al 10,6%, adesso é all’11,7%, mentre cala il numero degli occupati. I dati parlano di 1.641 posti di lavoro in meno al giorno! Un numero che fa rabbrividire, per il quale non si trova neanche una possibile via d’uscita nei contratti di lavoro atipici, dato che si é assistito al 24,4% in meno per quelle forme contrattuali definite intermittenti e parasubordinati. Ma non sono solo i contratti atipici quelli che hanno sofferto per la riforma: anche le assunzioni dei lavoratori dipendenti sono diminuite del 4,4%.

A fronte di questi dati scoraggianti bisogna anche segnalarne alcuni positivi: è il caso ad esempio del Veneto e dell’Emilia Romagna. In queste due regioni infatti dai contratti intermittenti è scaturito nel 36% dei casi un nuovo impiego, nel 48% dei casi a tempo indeterminato e nel 39% a tempo determinato. Bastano questi dati per “promuovere” la riforma Fornero? Probabilmente no, dato che nel complesso si assiste, dopo nove mesi dalla sua entrata in vigore, a un aumento dei precari e dei disoccupati. Da un parte infatti ha pesato la riduzione delle tutele assicurate dall’articolo 18, dall’altro le difficoltà legate all’utilizzo di forme contrattuali diverse. Dal contratto di apprendistato che doveva essere l’asso nella manica non si é ottenuto tanto, al punto che prima della Fornero se ne attivavano di più.

Intanto gli ammortizzatori sociali sembrano essere sempre di più delle chimere, si parla della data del 2017 e quello che rimane, almeno per adesso, è la sensazione che le belle aspettative sulla carta, come la volontá di istituire rapporti di lavoro più stabili, siano rimaste tali solo nero su bianco.

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